A 200 anni di distanza un progetto educativo che vive 1808 – 2008
I 200 anni intercorsi tra il lascito dell’Abate Ferdinando d’Adda e i nostri giorni (1808-2008), non possono che suscitare meraviglia.
Non esiste alcun oggetto di uso comune, alcuna suppellettile della vita ordinaria che faccia parte del nostro vivere quotidiano e che sia
così carica di anni e di storia. Certo, esiste l’antiquariato di mobili, soprammobili, utensili, attrezzi, abiti... ma tutte queste cose sono lì,
statiche. Le guardiamo, le ammiriamo, le rispettiamo, le esibiamo, ma non le usiamo.
Le scuole della Causa Pia d’Adda, invece, sono ricche degli strilli dei bambini di oggi, si ammantano dei loro giochi, vedono le loro gioie e i loro dispiaceri, sono luogo di incontro per i
genitori.
Le scuole... meglio sarebbe dire lo spirito delle scuole. Perché le scuole fatte di muri, vetri, finestre, porte e giardini non sono più quelle di 200 anni fa. Eppure sono scuole della “Causa Pia”.
Questo perché le persone hanno rinnovato e innovato senza spezzare il filo della tradizione. Questa scelta e questo piccolo miracolo è ciò che permette di dire che queste scuole hanno 200 anni.
In un contesto sociale in cui acriticamente si ritiene che tutto ciò che è nuovo sia anche migliore (soprattutto se viene da oltre oceano) le scuole della Causa Pia tengono vivo un filo che ha
cominciato a dipanarsi addirittura nel ‘700 lombardo, quando l’abate Ferdinando riconosceva ai suoi contadini, utilizzando i propri beni, il diritto alle medicine, alle cure ospedaliere, alla dote
per le ragazze povere, agli asili. Un welfare tra i più moderni dell’epoca.
Lo spirito appartiene alle persone: non ha altro modo per vivere attraverso i secoli. È per questo che nell’anno del bicentenario è stata fatta la scelta di leggere o rileggere con tutte le
educatrici e le direttrici della scuole il Progetto Educativo Unitario che è la radice dell’identità dell’istituzione e della professionalità degli educatori. Al Progetto è stato dedicato un
Convegno nel quale sono stati ricondotti a principi pedagogici assolutamente attuali i diversi passaggi di cui il documento si compone. Le educatrici sono state invitate ad esporre nei Collegi
prima e in sede di formazione poi, il loro personale commento. Il patto formativo indicava come condizione che non fosse un commento “celebrativo”, ma l’esito del paragone tra quanto affermato
e la propria esperienza vissuta.
Il lavoro svolto ha portato alla realizzazione di una documentazione di estremo interesse che documenta la freschezza, la passione, l’impegno, la fatica, la soddisfazione di educatrici, che oggi,
qui, sanno mettere le mani in pasta con quella che ormai diffusamente viene definita “l’emergenza educativa”.
Possiamo così affermare che l’esperienza di una collegialità allargata a tutte le scuole della Causa Pia d’Adda ha dato e potrà dare nuovi frutti, perché se è vero (come è vero) che un bambino
incontra innanzitutto la propria educatrice e trae dalle sue qualità professionali ed umane, il senso di un rapporto extradomestico, è pur vero che ciascuna educatrice non basta a se stessa.
Il principio della cittadinanza, di cui giustamente molto si parla, ha la sua pietra angolare nell’esperienza di appartenere ad una comunità. E questo vale per grandi e piccoli.
La scuola dell’infanzia è una (non l’unica certamente) delle comunità di cui ancora oggi è possibile far parte, ma anche in questo i bambini guardano i grandi ....
Rosi Rioli – pedagogista